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CREATIVE MOVEMENT IN NATURE

L’evento “Creative Movement in Nature” organizzato dall’Associazione Moveway, in concomitanza del suo sesto compleanno, è un raduno gratuito per ragazze e ragazzi dai 13 ai 21 anni, che si svolge il 26 e 27 Febbraio nel comune di Morino, in provincia di L’Aquila, nei pressi della riserva naturale di Zompo Lo Schioppo. A guidare i giovani in questi due giorni di allenamento sono i due Yamakasi, Laurent Piemontesi e Chau Belle.
Le delegazioni delle associazioni partecipanti arrivano alla spicciolata, nella mattina di sabato, all’Ecomuseo gestito dalla cooperativa sociale Dendrocopos, partner del progetto, specializzata in educazione ambientale e operante all’interno della riserva. Ci sono gruppi da Roma, Firenze, Milano, Terni e ovviamente da Latina e da Pomezia, dove la Moveway ha le sue sedi. L’Ecomuseo, che offre l’ospitalità dell’evento, è una struttura nuova, calda ed accogliente, in cui alcuni fra i giovani partecipanti si incontrano per la prima volta e altri si ritrovano dopo un po’ di tempo, in un’atmosfera particolare, imbiancata dalla nevicata che sta accompagnando l’inizio dell’ultimo fine settimana di febbraio.
Intorno alle 15, accompagnati dagli ultimi fiocchi di neve della giornata, Laurent e Chau iniziano la prima sessione di allenamento nella piazza di questo piccolo paese dell’Abruzzo: i partecipanti sono una sessantina, di cui 40-45 adolescenti, molti dei quali al primo incontro con i fondatori dell’Art Du Déplacement. L’impatto con l’allenamento Yamak mette tutti subito a dura prova: tre ore filate di lavoro fisico, come nelle migliori delle occasioni. I tempi cambiano ma lo spirito è lo stesso delle origini. Prima di tutto preparare il corpo, costruire l’armatura. Il numero totale di squat e piegamenti è incalcolabile e dopo un po’, nessuno ci fa più caso, come sempre meno importanti diventano il freddo, il bagnato e lo sporco.
L’allenamento termina intorno alle 18, tempo di andare a fare le docce e prepararsi per la cena, anche se qualcuno ancora si attarda sfruttando la poca luce rimasta per provare alcuni salti adocchiati durante il potenziamento.

La sveglia della domenica regala una giornata piena di sole e subito dopo colazione si parte alla volta della riserva naturale in cui, dopo una breve escursione attraverso il bosco innevato e i suoi torrenti, il gruppo raggiunge l’area attrezzata in cui si svolgeranno gli allenamenti in programma per oggi.
Dopo il riscaldamento collettivo ci si divide in due gruppi: da un lato si sperimentano arrampicate e attraversamenti tra gli alberi, sfruttando anche ogni superficie disponibile nella zona per provare tecniche di salto e di scavalcamento; dall’altro si lavora in cooperazione e a coppie, a corpo libero, con un mix di tecniche ispirate dalle arti marziali e dall’acrobatica.

Nella pausa pranzo abbiamo l’occasione di scambiare quattro parole con Luca Perrino, uno dei fondatori di Moveway, che insieme alla cooperativa Dendrocopos, è responsabile per l’Italia del progetto “Creativity in Nature” di cui l’evento di oggi fa parte. Ci spiega come la prima idea del progetto sia nata circa cinque anni fa, ma che il progetto vero e proprio è iniziato solo nel 2020 in Lettonia. Ovviamente la progettazione ha risentito dello sviluppo della pandemia e delle restrizioni ad essa collegate, adattandosi anche alle mutate condizioni dettate dalla diffusione del Covid19.
L’idea alla base del progetto è quella di unire discipline artistiche e creative con l’attività all’aria aperta, in ambienti naturali, col dichiarato intento di lavorare sinergicamente sulle competenze espressive, sulle relazioni e sulle capacità di adattamento. Questo per creare un sistema di lavoro sulle competenze di vita (Life Skills) che possa aiutare le giovani generazioni ad affrontare ed uscire dalle situazioni di crisi. Ulteriore finalità di “Creativity in Nature” è la costruzione di una rete internazionale nell’ambito dell’educazione non-formale che abbia come direttrici da una parte l’aspetto creativo, dall’altra il contatto con la natura. Creativity in Nature è finanziato dal programma Erasmus Plus dell’Unione Europea ed è sviluppato in rete con associazioni di quattro paesi diversi: Lettonia, Georgia, Portogallo e Italia. Prevede molteplici azioni di coprogettazione e formazione condivisa tra gli attori in campo, tese a individuare e scambiare tecniche e metodi educativi utili a raggiungere gli obiettivi del progetto.

Nel pomeriggio viene organizzato un grande gioco nel bosco in stile prede e cacciatori, che coinvolge tutti i partecipanti stimolando capacità di improvvisazione, adattamento e istinto. L’ultima parte della giornata viene dedicata alla pratica libera all’esplorazione del bosco.

Eventi di questo tipo offrono un’opportunità di incontro a ragazze e ragazzi dopo due anni di pandemia, lockdown e quarantene, un’occasione che già di per sé è preziosa perché siamo stati e in parte ancora siamo costretti nelle nostre case e nelle nostre città (e i giovani hanno subito molto più degli adulti queste restrizioni). Non solo: questo tipo di progettazioni rilanciano la posta, assumendo un carattere di ricerca e innovazione, partendo dall’accettazione del momento di criticità, accettando la sfida che la crisi rappresenta, per trovare e sperimentare buone prassi educative, condivise tra agenzie che operano in territori molto diversi tra loro.
Ci siamo in parte già abituati per precauzione a vivere nelle bolle e a rispettare il distanziamento sociale, ma è necessario creare situazioni in cui rompere queste bolle e permettere l’incontro, il confronto, la condivisione tra persone diverse, sconosciute, da scoprire. E farlo in natura, in luoghi anche remoti come una riserva naturale in Abruzzo, in cui la connessione è quasi assente e non si percepiscono le pressioni della vita urbana, dà una possibilità in più alla relazione con l’altro, togliendo buona parte delle interferenze e degli ostacoli alla comunicazione interpersonale che subiamo quotidianamente.
Parlando con alcuni dei giovani partecipanti appare chiaro come sia difficile per molti di loro anche solo incontrare a scuola i coetanei di altre classi, questo li porta addirittura a perdere perfino l’attaccamento emotivo ai luoghi: la scuola diventa in alcuni casi un ambiente per lo più sconosciuto, mentre prima della pandemia tra gli studenti più o meno ci si conosceva tutti. Le figure adulte continuano spesso a pretendere profitto e disciplina, senza una cura particolare degli aspetti emotivi e relazionali di queste generazioni che vivono un periodo complicatissimo. Di qui è chiaro il pericolo di fenomeni di chiusura in sé stessi e di alienazione, come sono chiari e necessari i malumori e le proteste che si alzano e che abbiamo visto nelle ultime settimane agitare la popolazione giovanile in Italia. Creative in Nature è un esempio di come le difficoltà possono diventare un’occasione di crescita e apprendimento. Se affrontate insieme, le sfide che ci troviamo a vivere, faranno di noi persone migliori, più capaci e più creative. Il ruolo degli adulti può e deve essere orientato all’educazione dei giovani oltre che all’istruzione, all’ e-ducere, al tirare fuori, all’espressione e alla creatività, che diventano delle risorse, se coltivate, anche per affrontare le situazioni di crisi e contribuire al miglioramento del benessere e alla realizzazione personale.

𓃵

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